Lo stato delle coseIn Italia l’istruzione artistica nelle scuole secondarie superiori è svolta dagli Istituti d’Arte e dai Licei Artistici. Il corso quinquennale, costituito da un mix. di materie di base e di materie di indirizzo, conduce al Diploma di maturità artistica.
Gli Istituti d’Arte non sono distribuiti uniformemente sul territorio nazionale ma sorgono in zone storicamente caratterizzate da particolari realtà socio-produttive, tutte comunque derivanti dall’artigianato artistico. Gli attuali I.S.A. costituiscono spesso il prodotto di istituzioni scolastiche precedenti, nate nell’Ottocento e legate all’apprendimento delle arti e dei mestieri . I Licei Artistici sono nati negli anni ’60. I 223 Istituti d'Arte pubblici e privati (per la grande maggioranza statali, alcuni regionali) sono presenti nelle 20 regioni. I 167 Licei Artistici pubblici e privati sono presenti in tutte le regioni, tranne Friuli, Trentino-Alto Adige, Umbria e Valle d'Aosta.
In totale abbiamo quindi 390 scuole pari a quasi il 4% delle scuole superiori di II grado, così divise nelle regioni italiane:

Le cifre in grassetto evidenziano la predominanza di ciascuna tipologia di scuola all’interno di ciascuna regione. Dalla tabella si evince che gli
ISA sono maggioritari in tutte le regioni tranne che nel nord-ovest (Liguria, Lombardia e Piemonte) dove il numero di Licei Artistici è più alto.
LE MATERIE - area di base e area di indirizzoL’AREA DI BASE: si occupa di fornire all’allievo le conoscenze classico-scientifiche. Premesso che le distinzioni tra gruppi di materie sono sempre discutibili, con una certa approssimazione possiamo dire che le materie in vario grado ricorrenti nel percorso dell’istruzione artistica liceale (
ISA compresi) sono state fino ad ora le seguenti:
AREA UMANISTICA: Italiano, Storia, Ed. Civica, Storia dell’arte, Filosofia, Inglese, Diritto ed economia, Sociologia, Religione o materia alternativa.
AREA SCIENTIFICA: Matematica, Fisica, Scienze, Chimica, Geografia, Tecnologia.
AREA DI INDIRIZZO: fornisce all’allievo le conoscenze e le competenze relative al settore delle arti visive. Possiamo comunque elencare le discipline afferenti al Disegno e alle sue ramificazioni:
Discipline pittoriche: Disegno dal vero / Analisi della forma / Figura disegnata / Ornato disegnato / Metodologia e tecnica figurativa / Rilievo pittorico / Educazione visiva / Comunicazione visiva / Elementi del linguaggio visivo / Computer grafica.
Discipline plastiche: Plastica / Rilievo plastico / Figura modellata / Ornato modellato / Metodologia e tecnica tridimensionale.
Discipline geometriche: Disegno geometrico / Geometria descrittiva e rilievo architettonico/ Elementi di architettura / Prospettiva / Computer grafica.
Questo tris di discipline, nate per formare rispettivamente il pittore, lo scultore e l’architetto, ad un certo punto si sono rivelate insufficienti e, nel campo dell’istruzione artistica a partire dagli anni ’60 –’70 (in concomitanza con fortuna del design italiano) si è dato avvio all’insegnamento della Progettazione. Questa materia, nata dal grembo degli architetti, ha poi trovato una sua autonomia metodologica e operativa agganciandosi alla varietà e alla qualità delle nostre creazioni manuali, sia in campo produttivo (industria e artigianato) che in campo educativo (accantonamento del mero addestramento manuale in favore, oltre che della trasmissione delle tecniche, della ricerca e sperimentazione di laboratorio). Il progettista, protagonista e coordinatore di un team-
work, utilizza indifferentemente strumenti e metodi pittorici, plastici e geometrici per il suo lavoro.
Discipline progettuali: Disegno professionale / Progettazione / Design.
Laboratorio di arti applicate: per la verifica di laboratorio il designer si avvale di specialisti delle varie tecniche artistiche che possono realizzare bozzetti, modelli e plastici, completi o parziali, in scala o al vero, dei suoi progetti.
Mi sembra questa, molto in sintesi, la funzione e l’identità di base nell’insegnamento delle arti visuali oggi.
UNA SITUAZIONE PROBLEMATICACiò detto e se sostanzialmente si può condividere il quadro fin qui delineato, possiamo chiederci quale potrebbe essere il percorso formativo ideale per un giovane che, sulla base di una sua predisposizione e interesse specifico, volesse diventare un operatore nel campo grafico/pittorico, nel campo della scultura e del fare plastico, nel campo dell’architettura, nel campo del disegno industriale.
E qui comincia il terreno impervio ma fertile dell’impostazione che noi (quanti più possibile) vorremmo dare a questo curriculum.
Intanto potremmo cominciare a fare delle ipotesi ponendo delle domande ai colleghi e poi, sulla base delle risposte, fissare dei paletti.
Domanda n.1 (per gli
ISA): sembra che i dirigenti
ISA siano stati convocati in alto loco dove avrebbero in maggioranza dichiarato di condividere l’ipotesi di confluire nei nuovi L.A. Siamo tutti d’accordo su questa strada? Voglio ricordare che l’altra opzione consiste nell’entrare invece nel canale della Formazione regionale, percorso che di fatto porterebbe: 1.l’allievo alla Qualifica ma non alla Maturità - 2.gli operatori scolastici a diventare dipendenti regionali con, credo, accentuazione della mobilità e precarietà del proprio posto di lavoro.
(E’evidente che tutti noi, in quanto cittadini e spesso genitori, vogliamo in primo luogo il bene della collettività, ma perché la discussione possa essere scevra da legittime preoccupazioni di carattere personale (Cosa mi faranno fare se perdo la cattedra? Dove, cosa e a chi insegnerò, se insegnerò ancora?) le istituzioni dovrebbero fornire le opportune garanzie occupazionali, cosa che è difficile che avvenga invece in questo momento di crisi economica dove cassa integrazione e licenziamenti dilagano, dove l’indennità di disoccupazione in Italia è irrisoria, ecc.)
Una terza via, che a questo stadio è per noi fantascienza, sarebbe stata l’assimilazione agli Istituti Tecnici ma qui ci manca lo sponsor, cosa che invece gli
ITI sembra avranno con Confindustria. Naturalmente qui non si parla di mecenatismo e chi elargisce denaro poi pretende anche… si veda l’allegato con le Linee di intervento per il riordino degli istituti tecnici - Confindustria
education - Ottobre 2008
Sicché a questo punto della disamina l’unica amara via da percorrere sembra essere quella della confluenza nei nuovi Licei. Pagheremo il ritardo della politica che doveva riformare le superiori già dagli anni ’80; non l’ha saputo fare e le scuole si sono organizzate con progetti assistiti, nuovi percorsi, c’è stata concorrenza e proliferazione di corsi.
E ora la riforma per noi (operatori e utenti) sarà inevitabilmente dolorosa perché senza ammortizzatori.
Una proposta: chiedere che in via transitoria, cioè fino a che non vada a regime il nuovo sistema (a.s. 2015/16), il personale in servizio ma in esubero sia comunque utilizzato in
codocenza, su progetti di alternanza scuola-lavoro, gestione sito scolastico, lavorare alla Certificazione di qualità, ecc., in attività didattiche che portino efficienza, benessere nella quotidianità, miglioramento all’organizzazione del sistema.
Le loro decisioni mireranno invece unicamente a risparmi economici: trasferimenti d’ufficio, anche interprovinciali,
maxiaccorpamenti di classi di concorso, insegnanti frettolosamente riconvertiti per altre materie, il sostegno ai disabili imposto a docenti frustrati e impreparati al compito.
PROPOSTE CONCRETE: quali e quante materie in quante ore1. la quantità: evitare materie con 1 sola ora settimanale. Non siamo all’Università, non abbiamo di fronte degli adulti o dei soldati. Siamo realistici, 10 minuti per l’appello, le entrate in ritardo (giustificate e non) e le uscite anticipate con il permesso, l’ora dopo l’intervallo... e di fronte non 30 spettatori ma 30 individui in crescita, a cui insegnare e a cui prestare attenzione.
2. la
quantita’: Stabilire un nesso, per altro ovvio, per il quale più aumentano le materie che necessitano di esercitazione pratica più bisogna avere tempo a disposizione. Il liceo classico potrà anche andare bene con 28 – 30 ore ma noi dell’area di indirizzo abbiamo bisogno di parecchie ore in più. Proposta: 36 ore settimanali 6 ore x 6
gg. e lavoriamo su questo quadro. E’ vero, prima bisognerebbe decidere il contenuto e poi il contenitore ma sono tantissime le materie importanti e noi dobbiamo scegliere, quindi diamoci un tetto e cerchiamo di starci dentro.
3. la qualità: Fissare il numero e il tipo di indirizzi. Ad esempio il D.L. 17/10/2005, n.226 prevedeva la confluenza di almeno venti (20) degli attuali percorsi che si svolgono nei LA e negli
ISA in uno (1). E’ il caso di “Arti figurative” che fagocita due decine di indirizzi attuali ma, prodigioso!, non risulta 20 volte più grande, è anzi 20 – 30 volte più piccolo. L’indirizzo “Architettura Design Ambiente” ne accorpa 17, mentre l’indirizzo “Audiovisivo multimedia scenografia” ne accorpa solamente 3. Allora qui risulta chiaramente che è stata fatta una scelta a suo tempo che penalizza fortissimamente le sezioni storiche delle nostre scuole per favorire invece un indirizzo allo stato attuale assolutamente minoritario. In sintesi: “Arti figurative” e “Architettura Design Ambiente” si divorano 37 percorsi ma quante sono le scuole che oggi hanno questi indirizzi? Sono tantissime! “Audiovisivo multimedia scenografia” ingloba invece 3 percorsi e vorrei sapere quante sono le scuole che hanno tali percorsi nella loro offerta formativa. Non ho i dati sottomano ma credo pochissime. E’ una scelta dolorosa ma
pedagogicamente necessaria per stare al passo con la rivoluzione tecnologica e digitale? E’ o non è la cinematografia l’ultima nata tra le arti ma anche quella che le riassume tutte? Questo nuovo percorso è, per i giovani, sicuramente attraente ma sarà un bene sottrarre alla moda, all’oreficeria, alla scultura, all’architettura e al design tante giovani intelligenze per formare, e lo dico con tutto il rispetto, una gran numero di registi, web-designer e scenografi?
4. la qualità: decidiamo la percentuale da dedicare all’area di base e quella da dedicare all’area di indirizzo, ad esempio 60% e 40%.
5. Le lingue: l’introduzione della seconda lingua comunitaria è, a mio avviso, eccessiva.
Mi scuso per la lunghezza, ma c’è tanta carne al fuoco! Ora ci vogliono contributi costruttivi, in particolare dai colleghi dei Licei (ordine di scuola di cui non ho conoscenza diretta) per costruire una piattaforma di proposte attuabili.
Fabrizio
Mancassola, docente
ISA